Sul finire degli anni Quaranta del XIX secolo, la penisola italiana si confrontò con l’Europa liberale, entrò in quello spazio informale di discussione e modernizzazione sociale, economica e politica tramite una giovane generazione di uomini che attraversò nuovi luoghi e nuove forme di trasmissione dei saperi. Confrontati a una “impasse dottrinale”, derivata dal loro essere alla ricerca di un modello che potesse unire il desiderio di riforme a quello della stabilizzazione della società, i notabili dello Stato pontificio cercarono una sintesi tra quelle che Charles de Rémusat aveva definito: «le due maniere di governare: quella conservatrice e quella liberale». Un tentativo ricco ma breve, che finì per scontrarsi con un nuovo «sobbalzo europeo», come lo definì Pellegrino Rossi, che ne mostrò tutti i limiti teorici e pratici e che contribuì a ridefinire nuovamente la mappa del liberalismo europeo.