Il concetto di disuguaglianza è stato sempre poco indagato all’interno delle scienze sociali, soprattutto per la difficoltà di rispondere a domande come: secondo quali aspetti dovremmo giudicare se le persone sono o non sono uguali? Con quali criteri si possono misurare le implicazioni della disuguaglianza rispetto al benessere? Dopo la crisi del 2008 il tema della disuguaglianza è tornato sulla scena accademica, principalmente grazie alla pubblicazione di opere quali La grande fuga di Angus Deaton e Il capitale nel XXI secolo di Thomas Piketty. Sulla scia del rinnovato dibattito, gli obiettivi di questo volume sono principalmente due. Il primo è quello di indagare le ragioni che hanno portato a marginalizzare la questione della disuguaglianza: il liberalismo non si è mai spinto oltre il perseguimento dell’uguaglianza delle opportunità e di un livello minimo dell’uguaglianza degli esiti (nella forma di un livello minimo di sicurezza sociale); il socialismo delle democrazie occidentali ha avuto come obiettivo quello di ridurre la sperequazione nella distribuzione dei redditi e delle ricchezze; neppure le società formalmente impegnate nel raggiungimento del comunismo hanno cercato di eliminare la disuguaglianza. La domanda a cui vorremmo provare a rispondere è questa: come mai la disuguaglianza ha sempre faticato a essere inserita all’interno delle teorie e delle pratiche politiche? Il secondo obiettivo è quello di analizzare il ruolo della globalizzazione economica come motore delle disuguaglianze sia all’interno degli Stati nazionali, sia fra i Paesi ricchi e quelli in via di sviluppo. Nel contesto della globalizzazione, l’indagine riguarda gli effetti sperequativi prodotti dallo spostamento del lavoro industriale dai Paesi occidentali a quelli in via di sviluppo e dalla progressiva precarizzazione dei contratti di lavoro. Ulteriore oggetto di studio sono, infine, le relazioni esistenti fra l’aumento della disuguaglianza, la crisi dei partiti di sinistra (o, comunque, progressisti) e l’affermazione di nuovi movimenti politici definiti populisti: queste dinamiche sono dibattute prevalentemente in Europa, ma sembrano essere presenti anche nelle Americhe e in Asia.
Contributi di: Paolo Caputo, Alessandra Luisa Parisi, Rosa Mulé, Stefania Mazzone, Francesco Eugenio Iannuzzi, Elisabetta Della Corte, Franco Capalbo, Iram Naseer Ahmad