Evoluzione e conoscenza
Andrea Pitasi
Dagli organismi unicellulari invisibili a occhio nudo alle caverne preistoriche, dalle famiglie via via organizzate in clan e poi in tribù ai primi insediamenti stanziali, dai feudi alle piccole patrie, dagli Stati nazionali agli imperi e da questi ai global players quali l’OCSE, l’evoluzione della specie umana è stata assai più lineare di quanto l’opinione pubblica solitamente ritenga e assai meno lineare di quanto gli storici più pigri descrivono nei loro manuali. Il modello evolutivo è quello di un’inarrestabile ascesa dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande, laddove oggi la specie umana è in cerca di nuovi pianeti da rendere abitabili in un incessante processo di espansione. Evoluzione ed espansione sono potentemente connessi: ciò che non si espande si contrae e implode. Che le cose possano restare come sono è una trappola tutta umana tesa da chi vuole il controllo attraverso l’isolamento e l’immobilismo su un dato contesto: le dittature di ogni fede e colore. Conoscere l’evoluzione e osservare le relativamente poche forme di conoscenza che evolvono, mentre innumerevoli altre si dissolvono, è un atto decisivo per la specie umana nell’acquisire consapevolezza della propria funzione nell’universo. Le scienze politiche e sociali, in quanto scienze sistemiche della complessità, giocano un ruolo decisivo sulla scala dei sistemi sociali della società, affinché essi siano allineati ai processi evolutivi complessi e turbolenti – visti dal sociale ma tutto sommato piuttosto lineari se osservati sistemicamente dal macro e con abilità retrospettiva.