Le multiformi declinazioni della recitazione della Divina Commedia sono legate a doppio filo con l’intrinseca performatività dell’opera e con il suo plurisecolare consumo orale-aurale. La monografia indaga la stretta connessione tra il teatro e il poema dell’Alighieri, dal Settecento ai giorni nostri, seguendo il fil rouge dell’oralità. Nel corso dei secoli il testo dantesco ha infatti ispirato una composita categoria di intrattenitori – non solo improvvisatori e fini dicitori, ma anche esuli mazziniani, Grandi Attori e mattatori – contribuendo al rinnovamento delle forme espressive tradizionali e all’invenzione di nuove prassi esecutive. Con l’avvicinarsi alla contemporaneità saranno poi gli spettacoli di regia, il teatro di avanguardia e i monologhi divulgativo-narrativi a ravvivare le doti comunicative e rigenerative delle terzine di Dante.